
Il tempo è uno dei grandi misteri della nostra esistenza. Sembra così semplice da misurare – basta guardare l’orologio – eppure la sua percezione cambia continuamente: un’ora può sembrare interminabile quando siamo annoiati o sotto rimprovero, ma vola via in un attimo quando siamo felici, magari giocando con gli amici.
Da bambini, le giornate sembrano infinite. Crescendo, invece, il tempo accelera e le ore ci sfuggono tra le dita. Eppure, il tempo è distribuito in modo equo: ogni giorno, ognuno di noi riceve lo stesso numero di minuti e di ore.
La differenza sta in come li viviamo.
Alcuni trascorrono il tempo con calma, altri lo inseguono affannosamente, spesso costretti a cambiare i propri piani per rispondere alle richieste degli altri o alle urgenze della vita.
Quasi tutti, almeno una volta, abbiamo desiderato di avere più tempo. Più tempo per noi stessi, per realizzare i nostri sogni, per recuperare ciò che abbiamo rimandato, per fare ciò che è necessario o semplicemente ciò che ci piace. È un desiderio umano, forse persino egoistico: comprimere tutto ciò che possiamo nel tempo limitato che abbiamo, pensando soprattutto a noi stessi.
La vita, tuttavia, ci mette anche di fronte a chi, per una sventura o una difficoltà, sembra aver perso la voglia di vivere e non riesce più a fare nulla.
In quei momenti, nasce spontaneo il desiderio di aiutare, di mettere da parte i nostri impegni per dedicare tempo a chi ne ha bisogno. È un gesto che non nasce dal calcolo, ma da un bisogno profondo di condividere energia, coraggio e speranza.
Perché sentiamo questa spinta?
Forse perché, già nell’età primordiale la sopravvivenza è stata possibile solo grazie alla collaborazione. Condividere il proprio tempo, lavorare insieme, aiutarsi a vicenda. L’altruismo, il dedicare tempo agli altri, è stato fondamentale per la nostra evoluzione e ancora oggi si riflette in ogni gesto creativo, in ogni opera d’arte, in ogni libro, in ogni piatto che arriva sulla nostra tavola.
A ben vedere, infatti, tali atteggiamenti altruistici ci accompagnano implicitamente tutt’oggi in ogni verso scritto di una poesia, in ogni quadro, romanzo, ma anche il cibo che mangiamo o la casa in cui viviamo è il risultato del tempo che qualcuno ha dedicato per crearla, coltivarla, costruirla. Viviamo grazie al tempo degli altri, così come gli altri vivono anche grazie al nostro.
Questa riflessione nasce dalla postfazione all’edizione giapponese de L’uomo che vendeva il tempo, scritta dal professor Satoru Ikeuchi, astrofisico. Egli prosegue la sua meditazione indicando che, forse, il senso più profondo del tempo non è solo quello di viverlo per noi stessi, ma di imparare a condividerlo. La vera ricchezza della vita, suggerisce, nasce dalle relazioni che costruiamo nel tempo e dal tempo che scegliamo di donare agli altri.
Il professor Ikeuchi conclude, infine, lasciandoci una domanda aperta che ci accompagna oltre le pagine del libro: gli esseri umani non sono forse alla continua ricerca di vivere una vita ricca attraverso le diverse relazioni che instaurano nel tempo?
